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Bollette luce e gas, cosa succederà con la guerra?

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Bollette luce e gas, cosa succederà con la guerra?

Postato da: Francesca Emilio
Categoria: Notizie

Le quotazioni del gas ripiegano (+5,8%) dopo il boom (+12% al giorno) seguito all’attacco di Hamas su Israele, ma i prezzi sul Ttf di Amsterdam, il mercato europeo di riferimento, rimangono alti – attorno a 47 euro al megawattora – e molto più cari rispetto a una settimana fa (circa 36 euro il 5 ottobre) e soprattutto più alti rispetto agli ultimi aggiornamenti delle tariffe luce e gas. Che cosa succederà ai prezzi al consumo e sulle bollette? E il nuovo conflitto in Medio Oriente porterà un’altra crisi energetica, simile a quella scoppiata dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia?

Dal prezzo del metano sui mercati all’ingrosso dipendono in larga parte anche le nostre bollette non solo del gas, ma anche quella della luce, perché il metano è la materia prima più utilizzata (50% circa) per produrre energia elettrica. Dunque, se le quotazioni non scenderanno rapidamente o addirittura dovessero aumentare ulteriormente, dobbiamo attenderci altri rincari. Per quanto riguarda il mercato tutelato, che – salvo contrordini dell’ultim’ora che spettano al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – terminerà a gennaio, sono appena stati fatti gli aggiornamenti della luce (con un aumento del 18,6% fino a dicembre) e quelli del gas, che sempre al rialzo (+4,8% a settembre).

Che rincari potrebbe avere le prossime bollette? Secondo i calcoli elaborati per il Corriere dall’Unione Nazionale Consumatori, se i prezzi per la materia energia elettrica e gas naturale (per l’approvvigionamento) salissero del 25%, una famiglia tipo (che ha consumi medi di energia elettrica di 2.700 kWh kilowattora all’anno e una potenza impegnata di 3 kW e per il gas ha consumi di 1.400 metri cubi annui), avrebbe un aumento della luce di 107 euro su base annua, che farebbe salire la spesa totale nei prossimi dodici mesi, nell’ipotesi di prezzi costanti, a 871 euro dai 764 attuali. Per il gas, invece, il rialzo sarebbe di 154 euro su base annua, che farebbe salire la spesa totale nei prossimi dodici mesi, sempre nell’ipotesi di prezzi costanti, a 1.481 euro dai 1327 euro attuali. La bolletta energetica complessiva annua sarebbe pari, quindi, a 2.352 euro, rispetto agli attuali 2091 euro, con un rincaro totale di 261 euro.

Che cosa accadrebbe a chi è nel mercato libero dove i contratti sono tornati a permettere le modifiche unilaterali dei prezzi se le condizioni di mercato sono variate (una clausola che un decreto del governo Draghi aveva “bloccato” durante l’impennata dei prezzi nel 2022)? Chi ha un contratto a prezzo fisso potrebbe subire modifiche unilaterali dei prezzi se – in base al Codice di condotta commerciale per la vendita di energia elettrica e di gas naturale ai clienti finali deliberato dall’Autorità Arera, precisa l’Unc – «è esplicitamente prevista la facoltà per il venditore di variare unilateralmente specifiche clausole contrattuali». Variazioni che devono essere comunicate con un preavviso non inferiore a tre mesi rispetto alla decorrenza delle variazioni, «considerandosi decorrente il suddetto termine dal primo giorno del mese successivo a quello di ricevimento da parte del cliente stesso. Fatta salva prova contraria, la suddetta comunicazione si presume ricevuta trascorsi 10 giorni dall’invio effettuato da parte del venditore». Mentre chi ha un prezzo variabile potrebbe subire una variazione stabilita dalle clausole contrattuali che in genere fanno riferimento alle variazioni di prezzo di specifici indici di mercato.

Ma ci sarà un’altra crisi del gas? Il pericolo, nella prossima stagione invernale rispetto a quella scorsa, potrebbe essere il prezzo, ma sulle forniture in Europa dovremmo poter stare tranquilli. Questo in massima sintesi il senso dell’analisi di Bruegel pubblicata il 10 ottobre. L’Unione europea – riporta il think tank europeo – è piuttosto preparata per il prossimo inverno. I fondamentali di oggi sono solidi. Nei primi due trimestri del 2023 la domanda di gas ha raggiunto l’obiettivo Ue di una riduzione del 15% al di sotto delle medie storiche, mentre la capacità di importazione di Gnl è stata ampliata del 20% e il mercato globale resta ben fornito, in parte grazie alla mancanza di una domanda significativa crescita in Cina. L’Ue ha raggiunto il suo obiettivo di stoccaggio del gas del 90% due mesi prima della scadenza di novembre, con i trader che ora inviano il gas in eccesso affinché venga immagazzinato in Ucraina. L’Ue ha anche assistito a un’accelerazione della diffusione del fotovoltaico, dell’energia eolica e delle pompe di calore, che contribuiscono, lentamente ma strutturalmente, a ridurre la dipendenza dal gas. La combinazione di tutti questi fattori si riflette in prezzi contenuti, con il prezzo del gas del giorno prima che attualmente è molto al di sotto di quello di un anno fa: 40 euro/ MWh contro 300 euro/MWh.

Nonostante questi sviluppi, gli europei non dovrebbero accontentarsi. I timori di carenze di gas o di interruzioni di corrente si sono attenuati, ma un prezzo del gas persistentemente più elevato rispetto ad altri mercati e la continua volatilità dei prezzi potrebbero avere ancora ripercussioni sulla struttura industriale e sull’economia Ue. Bruegel cita come esempio gli scioperi presso gli impianti di GNL australiani hanno avuto un impatto marginale sui prezzi del gas europeo, anche se l’Europa non importa gas australiano. Anche i lavori di manutenzione presso l’impianto di Nyhanma in Norvegia – che oggi è il maggiore fornitore di gas dell’Unione europea – hanno causato nervosismo nel mercato. Finché non sarà disponibile una maggiore capacità di liquefazione, il mercato globale del Gnl – e di conseguenza il mercato del gas Ue – resterà ristretto.

Il fattore su cui non demordere è il risparmio energetico e il calo dei consumi, che porta a una domanda minore. La domanda di gas nel 2022 è scesa del 12% rispetto alla media del 2019-2021, a causa del calo della domanda di gas industriale e domestico. Nel 2023, la maggiore disponibilità di generazione di energia alternativa ha facilitato una significativa riduzione della domanda di gas anche nel settore energetico. Nel secondo trimestre 2023 la domanda di gas è stata inferiore del 19% rispetto alla media del 2019-2021, con una domanda per la produzione di energia in calo del 17%. Secondo il presidente di Enea, Gilberto Dialuce, in audizione in Commissione Finanze e Attività produttive della Camera sul Dl «Misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio», il «sistema italiano è migliore rispetto allo scorso anno per gli stoccaggi e per l’impianto di rigassificazione in più però rimane fragile avendo quasi ridotto a zero le importazioni di gas dalla Russia, dipendiamo dalla importazione dalla rotta Sud, dall’Azerbaigian, quindi eventi negativi su questo, in presenza di condizioni climatiche avverse, potrebbero avere delle conseguenze sui prezzi anche del Gnl che importiamo fortemente che è collegato alla domanda mondiale. Quindi nell’ipotesi in cui l’economia cinese ripartisse, avremmo ripercussioni sui prezzi. Si potrebbe anche immaginare di facilitare la disponibilità di gas riproducendo anche quest’anno quelle misure di contenimento, anche volontario, del consumo energetico nel riscaldamento invernale che hanno avuto effetti positivi e che, indipendentemente dalla situazione dei prezzi e dal bilancio domanda/offerta, possono anche contenere le emissioni».

Articolo: Corriere.it