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Bollette Enel non pagate, il giudice dà ragione a un utente: "La diffida della ditta di recupero crediti non vale"

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Bollette Enel non pagate, il giudice dà ragione a un utente: “La diffida della ditta di recupero crediti non vale”

Postato da: Francesca Emilio
Categoria: Notizie

Non basta una diffida bonaria per interrompere la prescrizione biennale delle bollette non pagate all’Enel. È questa la decisione innovativa e che costituisce un importante precedente giurisprudenziale del Giudice di pace Annamaria Mantegna, che ha revocato un decreto ingiuntivo emesso da un altro giudice in fase sommaria e sancito che un’impresa, costretta peraltro a chiudere per le difficoltà determinate dalla pandemia, non dovrà pagare 2.350,44 euro, proprio perché le fatture sarebbero prescritte. L’azienda che fornisce l’energia elettrica è stata così condannata a pagare le spese del giudizio.

Il giudice ha accolto le tesi dell’avvocato Manlio Lentini, secondo cui l’azienda avrebbe chiesto il pagamento di presunti importi insoluti scaduti il 29 marzo 2021 sulla base di “un documento anonimo, privo dei più elementari requisiti di validità e certezza”. Ovvero di una diffida inviata con raccomandata in cui di fatto a chiedere la somma era un’azienda di recupero crediti che, pur dichiarando di agire “in nome e per conto dell’Enel”, non avrebbe allegato alcun mandato, ma neppure un documento contabile o una fattura o un avviso che sancisse il presunto debito e per giunta senza firma. Atto che avrebbe dovuto interrompere la prescrizione secondo l’azienda, ma che secondo il giudice “va ritenuto privo di efficacia”. Quindi l’imprenditore non dovrà pagare i 2.350,44 euro.

Come spiega l’avvocato Lentini “l’aspetto più significativo della sentenza è legato alla dichiarata inefficacia degli atti interruttivi, cioè delle note lettere di messa in mora affidate a società terze specializzate nel recupero credito e che Enel riteneva invece idonee a giustificare la legittimità della propria pretesa. Il provvedimento del giudice ‘punisce’ il modus operandi tipico soprattutto delle grandi aziende che si gestiscono servizi essenziali (luce, acqua, gas, telefonia, ecc.) e che omettono di applicare a se stesse quelle rigidità di forma che invece pretendono, pur legittimamente, quando un utente/cliente necessita di un loro servizio o di un intervento”.

Articolo: Palermotoday.it