Non ci sarà molto da aspettare perché già nel mese di settembre scatteranno i primi vistosi aumenti nei costi di gestione della telefonia (Wind 3, Vodafone e Tim). Ma quello che da qui agli inizi del 2020 affronteranno gli utenti italiani sarà un vero e proprio calvario per via degli annunciati o dei probabili aggravi dei costi del carburante (benzina e diesel), delle bollette luce e gas e dei conti correnti.
Si parla spesso e volentieri di tariffe bloccate per sempre, ma nel caso della telefonia le cose non stanno proprio così. Già nel mese di settembre i gestori italiani sono pronti ad applicare microaumenti in bolletta. Comunicazione in bolletta ed sms da parte di Wind 3, Vodafone e Tim che si tradurranno in aumenti di circa 2-3 euro al mese già dal mese di settembre.
Senza dubbio gli aumenti del costo di gestione dei conti correnti sono quelli più subdoli perché da una parte il correntista è costretto ad accettare passivamente non avendo alternativa per il deposito dei propri risparmi. E dall’altra l’aumento dei costi conti correnti passa sotto traccia perché la modifica unilaterale del contratto si sostanzia nella modifica di voci apparentemente insignificanti, ma che alla fine dell’anno incidono sull’impegno di spesa di ciascun correntista. Non solo, ma se i tassi interessi dovessero rimanere a zero o giù di lì ancora a lungo e con il Quantitative easing in fase di conclusione, le banche potrebbero rivalersi sui clienti per le mancate entrate.
Ci sarebbe poco da sorprendersi se le bollette di luce e gas dovessero essere ritoccate verso l’alto. Quando c’è da fare cassa, gli esecutivi guardano spesso e volentieri ai consumi domestici, irrinunciabili per i consumatori. La formazione di un nuovo governo nel bel mezzo della legislatura porta incertezze e scompensi economici. E il tutto senza dimenticare che in caso di attivazione delle clausole di salvaguardia con la prossima legge di Bilancio, il prezzo del carburante è destinato ad andare ancora più in su per via dell’aumento dell’Iva ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 e dell’aumento dell’Iva ridotta dal 10% al 13% nel 2020.
La questione carburante è quella che mostra maggiori caratteri paradossali. Il governo uscente aveva infatti promesso il calo del costo di benzina e diesel grazie al taglio delle accise. La realtà non solo è ben diversa, ma lo scenario che si prospetta è addirittura opposto rispetto a quanto immaginato. Si prospetta infatti un ritocco verso l’alto del costo delle accise per il gasolio con l’obiettivo di rendere pressoché simile il prezzo con la benzina. E il costo diventerebbe ancora maggiore nel caso di attivazione delle clausole di salvaguardia e dunque dell’aumento dell’Iva. Più precisamente sarebbe da mettere in conto un aggravio di circa 0,055 euro per la benzina, di circa 0,053 euro per il gasolio, di circa 0,016 euro per il gpl, di circa 0,033 euro per il metano.
Articolo e Foto a cura di: businessonline.it