Salasso bollette luce e gas per gli italiani. “Spesa di 300 euro in più nel 2025”

Per Davide Tabarelli, 64 anni, presidente di Nomisma Energia, “dopo lo stop al passaggio del gas russo nei gasdotti ucraini”, il salasso è certo: l’italiano medio – titolare di bolletta luce e gas – “nel 2025 pagherà più che nel 2024, ma probabilmente meno che nel 2023. Oggi il prezzo del gas all’ingrosso sta a 50 euro per megawattora, il 30% in più della media 2024 pari a 35 euro”.
Il maggior costo per famiglia?
“Oggi possiamo stimarlo a 300 euro in più: 161,57 per l’elettricità e 131,33 per il gas. Ricordando che, come avviene in quasi tutta Europa, i prezzi viaggiano accoppiati perché in Italia il gas concorre in maniera decisiva alla produzione dell’energia elettrica”.
Dappertutto è così?
“No. Spagna e Portogallo, grazie alla maggior presenza di rinnovabili, hanno dinamiche di prezzo differenziate. Un vantaggio, sicuramente, soprattutto per la bolletta elettrica”.
L’Unione europea dipende ormai solo per l’8% del gas russo. Come si spiega l’impennata in corso?
“I contratti futures del gas rispondono a logiche finanziarie molto pronunciate. La chiusura del transito ucraino al gas russo, diventata ufficiale solo a fine 2024, certifica una strozzatura nell’approvvigionamento. Così, con l’estremizzazione tipica dei mercati – soprattutto di questo tipo di mercati più facilmente orientabili – i prezzi schizzano velocemente verso l’alto”.
Potrebbe non essere finita?
“Nessuno può escludere fasi di picchi temporanei, anche oltre queste soglie, tuttavia non credo rivedremo i record del 2022 a 330 euro/MWh, pari a un costo medio annuo di 120 euro, poi sceso a 80 euro nel 2023”.
I livelli delle scorte di gas quali scenari propongono?
“La media Ue è al 73% delle capienze, quella dell’Italia al 78%”.
Quanto basta per scavallare l’inverno senza nuovi danni?
“In assenza di ulteriori sconvolgimenti geopolitici, forse sì”.
Ma non lo dà per certo…
“A inizio 2024 le scorte Ue erano all’87%. Oggi non siamo messi altrettanto bene. E una coda invernale rigida potrebbe determinare problemi diffusi”.
Dove?
“Non solo nei Paesi come Austria e Slovacchia dipendenti al 60% dal gas russo, ma anche in altre aree, specie in presenza di particolari circostanze”.
Articolo: quotidiano.net