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Bollette più alte nonostante scorte di gas record in Europa, ecco perché

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Bollette più alte nonostante scorte di gas record in Europa, ecco perché

Postato da: Francesca Emilio
Categoria: Notizie

Nonostante l’Europa registri riserve di gas naturale stagionalmente molto elevate (> 90% del totale), un pronunciato calo nell’attività industriale e un inverno 2023-’24 non particolarmente rigido, i consumatori si trovano, anche sul finire di questa estate 2024, ad affrontare bollette più alte del previsto. Un paradosso che merita attenzione e che si radica in strategie economiche e normative europee. È questo uno dei punti chiave analizzati in un documento di ricerca che Il Mulino ha pubblicato recentemente dal titolo “L’inverno 2023-’24 e lo strano caso delle scorte calanti del gas naturale in Europa”, scritto da Domenicantonio De Giorgio, docente a contratto dell’Università Cattolica di Milano e specialista in energia e materie prime energetiche.

Perché l’analisi sull’anomalo – in quanto eccessivo – consumo delle scorte dell’inverno 2023-’24 è disvelativa di un fatto che non è stato ancora ben inquadrato da nessuno? “Perché probabilmente la ragione per la quale gli operatori dei sistemi di stoccaggio possano essere stati invogliati a decumulare (cioè ridurre) elevati volumi di scorte lo scorso inverno in assenza di domanda che lo giustificasse potrebbe essere il loro tentativo di recuperare durante tale periodo parte dell’extracosto sostenuto in estate,” risponde De Giorgio. “In virtù infatti dell’obbligo che i sistemi di stoccaggio pan-europei siano ripieni almeno al 90% prima che inizi la stagione invernale (1 novembre), i gestori dei sistemi di stoccaggio nazionali, dalla cui somma scaturisce quello europeo, sono costretti per legge tra maggio e ottobre a comprare sul mercato il gas necessario a tale riempimento, perché poi a novembre inizia a far freddo e le scorte tipicamente calano per via dell’aumento del consumo di gas per riscaldamento domestico.”

Come le tensioni con la Russia hanno rimodellato la strategia di sicurezza del gas

Negli ultimi anni, l’Europa si è trovata nella necessità di rivedere la propria strategia di sicurezza energetica a causa delle tensioni con la Russia, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina. Per evitare di trovarsi a corto di gas naturale, l’Unione Europea ha deciso che uno dei modi principali per garantire l’energia al continente è aumentare la quantità di gas immagazzinato prima dell’inverno. Questo piano è diventato essenziale poiché non c’erano regolamenti che obbligassero i paesi membri e quindi la Ue nel suo complesso a mantenere determinati livelli di stoccaggio di gas.

Nel 2021, la Russia ha ridotto le quantità di gas che manteneva nei depositi all’interno dell’Europa. Questa riduzione ha causato problemi, poiché lasciava l’Europa più esposta a carenze di gas, soprattutto durante i periodi di maggiore domanda, come l’inverno. L’inverno del 2020-2021 aveva già visto un significativo calo delle scorte di gas a causa di un inverno rigido in Asia e della ripresa economica post-pandemia in Europa, che avevano alzato la domanda. Durante lo stesso periodo, con il progetto Nord Stream 2 ancora in discussione e la fine dell’era Merkel in Germania, la Russia ha ridotto le sue forniture di gas, complicando ulteriormente la situazione.

Queste difficoltà hanno causato cicatrici durature sulla sicurezza energetica europea, con grandi oscillazioni nei prezzi del gas e dell’elettricità che hanno contribuito all’inflazione, specialmente tra il 2022 e il 2023. Di fronte a questa vulnerabilità, nel 2022, i paesi europei hanno riconosciuto che avere riserve di gas più consistenti era cruciale per garantire la sicurezza energetica, cioè per assicurarsi di avere abbastanza energia anche in caso di problemi con le forniture esterne. Oltre a migliorare gli stoccaggi, l’Europa ha iniziato a cercare forniture di gas naturale liquefatto (gnl) da nuovi partner globali, per ridurre la sua dipendenza dalla Russia.

Il paradosso del gas in Europa: abbondanza di scorte, ma prezzi ancora alti

Questa strategia, inizialmente ideata per garantire stabilità e controllo sui prezzi del gas durante i picchi invernali, si vede ora in una situazione più complessa. Il consumo di scorte di gas è infatti paradossalmente aumentato durante l’inverno 2023-2024, senza che incrementi nella domanda o problematiche di fornitura rispetto ai decumuli della stagione invernale precedente lo giustificassero. Si legge nel paper che con temperature più miti e una domanda energetica più ridotta, specialmente nel settore industriale in difficoltà rispetto all’annata invernale 2022-’23 la scelta di attingere più pesantemente alle riserve può sembrare contro-intuitiva.

Il punto cruciale potrebbe essere economico: i sistemi di stoccaggio e distribuzione di gas basati su una strategia Lifo (Last In-First Out ovvero ‘L’ultimo che entra è il primo che esce’) procedono tipicamente a far decumulare per primo dalle scorte il gas immagazzinatovi per ultimo. Ciò dovrebbe accadere nella stagione invernale se la domanda supera le ordinarie forniture a causa di condizioni meteorologiche rigide o un aumento dell’attività industriale.

Perché allora nell’inverno 2023-’24 è accaduto il contrario? Nel lavoro di De Giorgio si spiega come tale pratica possa essere stata guidata dalla volontà di contenere le perdite legate ai costi d’acquisto più alti sostenuti durante la fase di stoccaggio.

Spiega De Giorgio. “Dato che ormai circa 30 su 100 molecole di gas che arrivano in Europa vengono trasportate via nave, anziché tramite i gasdotti russi, è evidente che durante il periodo estivo dell’anno in cui gli operatori europei devono riempire gli stoccaggi, questi devono competere con altri acquirenti mondiali che acquistano gas liquefatto dalle medesime fonti tra aprile e ottobre. Questa competizione globale, inclusa quella con paesi come Corea, Giappone e Cina, incrementa la domanda di navi gasiere, il che spinge al rialzo i prezzi del trasporto marittimo proprio nel periodo durante il quale grava l’obbligo di legge di ricostituire pre-determinati livelli di scorte. Tale rigidità provoca un aumento dei prezzi del gas all’ingrosso. Gli operatori, quindi, sono costretti ad immagazzinare gas a prezzi relativamente elevati (recentemente il Ttf ha raggiunto i 40 €/MWh), anche se in Europa il consumo è ai minimi dal 2013”.

“Nonostante la bassa domanda interna, il prezzo del gas non scende e rimane a livelli almeno doppi rispetto al periodo pre-crisi. Questo accade perché il gas liquefatto è di per sé più costoso e perché, dovendo accumulare gas entro novembre, gli operatori europei alimentano la competizione estiva con altri player globali. Non finisce qui. Ciò attira gli speculatori sul mercato, che, consapevoli della necessità dell’Italia e di altri Paesi europei di acquistare gas, concorrono a ‘mettere all’angolo’ gli operatori istituzionali facendo alzare i prezzi dei contratti futures. Questo innesca strategie di ‘squeezing’ del mercato in cui il mercato stesso degli operatori industriali viene messo all’angolo, o in ‘corner’, come si dice in inglese”.

Perché il costo del gas stoccato in estate peserebbe sulle bollette invernali?

Tornando al paper, questa corsa a comprare il gas durante l’estate, lascia l‘ipotetico gestore di magazzino con del gas accumulato durante l’estate pagato 25, 30, 40€/MWh. Quando arriva l’inverno cosa dovrebbero fare, secondo una logica Lifo puramente economica? Vendere sul mercato le scorte accumulate durante l’estate solo se il prezzo di mercato invernale è superiore a quello estivo.

In altre parole, “se hai comprato gas in estate a 40 euro e durante l’inverno il gas quota 30 euro, perché dovresti svuotare le scorte? Non ha senso usare il gas delle riserve perché perderesti soldi. Perciò, piuttosto che vendere a un prezzo più basso, sarebbe meglio comprare gas sul mercato durante l’inverno e venderlo subito, mantenendo intatte le scorte. Questo solleva la domanda: perché le scorte vengono utilizzate, e addirittura in modo più massiccio, quando non c’è un chiaro squilibrio tra domanda e offerta che lo giustifichi?”, chiede De Giorgio.

La risposta qual è? “La risposta -prosegue- De Giorgio, è che il magazzino costa. Tenere il gas non è come tenere una bottiglia di vino nella tua cantina. Lo stoccaggio è più come lasciare un’auto parcheggiata in un aeroporto: più a lungo la lasci lì, più ti costa. Questo costo inerziale dello stoccaggio, i gestori cercano di scaricarlo in qualche modo sui consumatori. E come fanno? Vendendo sul mercato, ed è questa la mia ipotesi, più gas rispetto a quello che effettivamente serve, a prezzi ancora legati a quanto hanno pagato per immagazzinarlo in estate, piuttosto che ai prezzi di mercato attuali. Questo significa che durante l’inverno 2023/2024, il gas è stato venduto a prezzi che potrebbero essere stati più alti di quelli che avrebbero ottenuto comprando direttamente sul mercato all’ingrosso. Questo è uno dei motivi per cui le bollette sono rimaste elevate”.

Qualcuno potrebbe obiettare che, se i prezzi del gas all’ingrosso salissero a 200 euro al MWh, ad esempio, a causa di un evento catastrofico come lo scoppio di un nuovo conflitto armato le bollette aumenterebbero comunque. “Certo – dice De Giorgio – Questo perché i prezzi del gas sono determinati sul mercato all’ingrosso, non dalle riserve stoccate. Quindi, se i prezzi all’ingrosso raggiungessero i 200 eur/MWh, la tua bolletta – tanto del metano che dell’energia elettrica – rifletterebbe quel costo. E anche se i prezzi all’ingrosso scendessero a 20, probabilmente pagheresti comunque 30, poiché il prezzo più elevato del gas stoccato durante l’estate rimane ‘in memoria’. I gestori scaricano gradualmente questo gas costoso, rendendo le bollette invernali più care per consumatori e industrie. L’inverno 2023-24 dimostra proprio questo: nonostante un clima meno rigido e una minore attività industriale rispetto all’anno precedente, le quantità di gas rilasciate dalle riserve sono state maggiori. In genere, si attinge alle scorte solo quando c’è una reale necessità, ma in questo caso è avvenuto il contrario”.

In conclusione, il lavoro di De Giorgio suggerisce che le nuove regole dell’Ue sullo stoccaggio del gas, pensate per prevenire crisi energetiche, vincolerebbero i paesi a tenere grandi quantità di scorte senza tenere conto delle attuali condizioni di mercato, traducendosi in costi maggiori per i consumatori. Con il gas liquefatto che diventa una fonte sempre più importante, i cambiamenti nei prezzi globali si riflettono rapidamente nei bilanci familiari. Per evitare un circolo vizioso di costi elevati, sarebbe opportuno, raccomanda De Giorgio, riconsiderare gli aspetti di flessibilità nei regimi di stoccaggio, come avveniva in passato quando le decisioni di accumulo erano influenzate da prezzi stagionali e domanda reale. Tornare a un approccio di mercato più dinamico potrebbe alleviare il peso sulle famiglie e rendere il sistema più capace di adattarsi ai cambiamenti nel mercato energetico globale.

Articolo: Repubblica.it